Ma a noi interessano solo quelle che crescono sugli alberi: le Golden, le Fuji, le Renette, le Stark, le Royal Gala e circa altre duemila varietà che ci permettono di avere la mela giusta per ogni utilizzo e in ogni periodo dell’anno.
La mela, senza dubbio, è il frutto più iconico della storia e della tavola.
In verità, è il frutto più iconico anche dei nostri frutteti. Prima di tutto perché la nostra storia di produttori di confetture parte proprio dalle mele: dopo averle coltivate insieme ad altra frutta per oltre 60 anni, nel 1917 abbiamo avviato i primi esperimenti di trasformazione della frutta provando a fare la marmellata di mele.
Nel tempo ci siamo specializzati in qualunque tipo di frutta, tranne il Jackfruit, del Jackfruit non sappiamo nulla se non come si pulisce, lo abbiamo visto nei Reel di Instagram. Ci siamo specializzati in tutta la frutta – dicevamo – ma continuiamo a coltivare meleti in tutta Italia e a produrre semilavorati che utilizziamo anche per i succhi di frutta.
Ed è facile. Perché, nonostante sia un frutto leggendario, pieno di storia e di simbolismo, la mela resta umile.
È un frutto semplice, poco esigente e molto resistente, si adatta a diversi climi e a tutti i tipi di terreno. Per non parlare del fatto che è anche un frutto destagionalizzato e che si conserva a lungo dopo la raccolta. Con un buon meleto si può avere frutta fresca quasi tutto l’anno. E avere un buon meleto non è per nulla difficoltoso. L’importante è garantirgli una buona esposizione al sole ma non al vento e una costante irrigazione; sopporta il caldo e il freddo e vive bene nei filari più fitti.
No, non è un indovinello, è una domanda vera, ma la risposta non è importante: il ciclo della vita di un albero è circolare, come quello della natura, quindi la fine di qualcosa è sempre l’inizio di qualcos’altro. Qual è, allora, il vero inizio?
Ce l’aveva già spiegato, prima di chiunque altro, Gianni Rodari che tutto parte dal seme, anche se noi non facciamo tavoli ma li imbandiamo con i vasetti di confettura a colazione, e qualche volta anche a pranzo e cena.
Ma capire il ciclo di vita dell’albero non è così semplice come imparare una filastrocca.
Gli alberi, soprattutto quelli da frutto, hanno un ciclo fisiologico tanto complesso quanto delicato. La crescita e la produttività dipendono strettamente dalla combinazione di diversi fattori. L’ordine è preciso, ma sempre soggetto alle condizioni atmosferiche e climatiche, che spesso sono imprevedibili.
Ma cosa succede in un anno di vita dell’albero?
L’albero ha una vita molto programmatica, pianificata nel dettaglio, non può sfuggire dalla sua routine.
L’annata comincia già prima del risveglio vegetativo, quando a occhio nudo sembra che non accada nulla e in realtà la vita fermenta dalle radici fino all’ultimo ramo: la linfa circola e comincia ad alimentare lo sviluppo delle gemme. In questa fase è importante intervenire con la potatura, per programmare il giusto equilibrio vegeto produttivo, migliorare la crescita della pianta e favorire la differenziazione dei fiori e poi dei frutti.
Poi c’è la fioritura, la fase più scenografica, una specie di sfilata di moda primavera/estate in cui l’albero sfoggia tutta la sua bellezza e la sua energia. Caricate lo smartphone, ci sono un sacco di foto da fare.
L’allegagione, invece, è la fase iniziale dello sviluppo dei frutti: i germogli crescono e il frutto prende forma. In base al contesto climatico, questo è il momento giusto per irrigare e per diradare i frutti in modo da regolare la carica produttiva della pianta.
E veniamo alla maturazione, quando il frutto è cresciuto e maturo.
Siamo pronti per la raccolta, quel momento quasi rituale per noi, di rigenerazione per la pianta.
Con la caduta delle foglie – un altro spettacolo da passerella autunno/inverno – l’albero riassorbe le sostanze nutritive che vengono immagazzinate nel legno e si prepara per il suo letargo.
Abbiamo detto sì, perché al cuor non si comanda e al gusto nemmeno.
E poi non vogliamo migliorare solo la qualità della nostra frutta, ma anche il nostro impatto sull’ambiente: per offrire un prodotto eccellente e acquisire sempre più sapienza, la nostra crescita non può che essere sostenibile.
Noi c’eravamo quando negli anni ’80 si cominciava a parlare di agricoltura di precisione e si cominciavano a esplorare nuovi mondi per migliorare gli interventi d’irrigazione e di fertilizzazione. Oggi, che tutto passa per internet e dalle App, siamo entrati in una nuova era: quella dell’agricoltura digitale.
Nell’epoca dell’agricoltura 4.0 nei campi possiamo fare di tutto, tranne lo smart working (quello lo lasciamo agli uffici). Però, attraverso il digitale, possiamo fare analisi incrociate di fattori ambientali, climatici e colturali per capire meglio il fabbisogno nutritivo e irriguo delle coltivazioni, possiamo prevenire patologie, identificare infestanti e risparmiare tempo e risorse.
Ma, dicevamo, l’utilizzo della tecnologia nei nostri campi sposa un’altra causa di vitale importanza: la sostenibilità. Il digitale diventa uno strumento necessario per salvaguardare il futuro delle terre e della Terra.
Droni, satelliti, big data, etichette parlanti (si avete capito bene), biosegnali e mille altre tecnologie che i nostri nonni più tradizionalisti avrebbero forse chiamato diavolerie, aiuteranno l’agricoltura industriale a essere sempre meno impattante sull’ambiente.
C’è chi addirittura riesce a cogliere gli stati d’animo della pianta, interpretandone il linguaggio nelle varie fasi della vita e intervenendo sulla base di queste informazioni.
Poi ci sono droni dotati di videocamere capaci di stimare la quantità di fertilizzante per le coltivazioni in larga scala e robot che concimano in maniera mirata.
Si, lo sappiamo che in realtà state aspettando solamente di sapere cosa sono le etichette parlanti. Sono quei QR code che trovate anche sui nostri succhi di frutta che, una volta inquadrati con lo smartphone, raccontano la storia e le origini del prodotto.
Tutto il nostro sapere sull’agricoltura viene tramandato alle nuove generazioni affinché mantengano viva la tradizione e valorizzino il territorio a cui appartengono.
Quando cercavamo nuovi terreni nelle regioni del Sud Italia, abbiamo trovato tanti campi fertili da rimettere in produzione e anche tanti giovani agricoltori pronti a fare impresa e a sporcarsi le mani di terra.
Allora, negli anni abbiamo messo su una grande squadra, fatta di agronomi e di imprenditori agricoli che condividono con noi lo stesso amore per la terra e le stesse prospettive per il futuro.
Su queste terre floride e con questi giovani imprenditori abbiamo dato vita a un progetto basato sull’approvvigionamento diretto della materia, su una filiera cortissima e sul servizio di consulenza agronomica gratuita.
Nel primo anno moltissimi agricoltori sono entrati a fare parte del progetto AgriCultura. E non solo.
Sono entrati anche nella grande famiglia Zuegg, dove tutti credono gli uni negli altri e hanno anche piena consapevolezza del loro specifico ruolo all’interno del gruppo.
Insieme ci prendiamo cura dei campi, ci occupiamo delle coltivazioni, della raccolta, del controllo ambientale e anche dello studio di quello che succede e di quello che può migliorare, indagando le varietà di frutta, altre tecniche agricole e nuove tecnologie.
Non ci vuole molto a capire cosa significhi agricoltura sostenibile: anche se pochi ne conoscono le tecniche e i processi, tutti ne possono intuire le buone intenzioni.
Sostenibile è qualcosa che non pesa sugli altri e che, a volte, porta anche valore.
L’agricoltura sostenibile è proprio così: la natura ci offre le sue risorse per poter produrre tutta la frutta di cui abbiamo bisogno – e anche un po’ di più – e noi facciamo in modo di usarle con educazione per poi restituire il favore. Come quando sei invitato a cena e poi ti fermi a sparecchiare.
La natura è quell’amico sempre pronto ad aiutarti che non ti chiede mai niente in cambio. Ma tra amici, si sa, ci si prende cura gli uni degli altri.
Quello che facciamo nei nostri frutteti è qualcosa di simile: utilizziamo il terreno per coltivare alberi da frutto scegliendo tecniche e modelli di produzione che preservano la fertilità del suolo, l’acqua e le biodiversità.
Se siamo la location dove gli insetti buoni mettono su casa e famiglia, è grazie alla nostra agricoltura sostenibile che non solo protegge le nostre piante, ma l’intero ecosistema.
Perché della terra amiamo tutto e dello spreco non tolleriamo nulla e i capisaldi della nostra agricoltura sono e saranno sempre gli stessi:
Coltivazioni locali. Abbiamo frutteti in diverse aree del Paese per garantire le condizioni climatiche adatte a ogni varietà di frutta e abbattere le intermediazioni tra produttore e consumatore.
Processi naturali. Privilegiamo sistemi agricoli non invasivi per preservare l’ambiente e tutte le sue risorse.
Riduzione dei consumi. Con il sistema di irrigazione a goccia riduciamo del 70% il consumo d’acqua e grazie a una catena produttiva ridotta conteniamo il dispendio di energie.
Filiera. Il trasporto delle materie prime agli stabilimenti e dei prodotti finiti ai centri distributivi richiede un notevole dispendio di energia. Per questo cerchiamo di avvicinare quanto più possibile i campi di coltivazione ai siti dove la frutta viene lavorata.
Persone felici. Diamo grande valore al lavoro e alla sapienza dei nostri agronomi e degli agricoltori più maturi e investiamo sul futuro di quelli più giovani, dando a tutti la possibilità di imparare e applicare tecniche agronomiche che si affinano tra tradizione e nuove tecnologie.
Il risultato di tutto questo?
Prodotti di altissima qualità e recensioni eccellenti.
Come i nostri nuovi nettari Senza Residui di Pesticidi.
Sono fatti con la migliore coltivata secondo i metodi Zuegg, acqua e zucchero e hanno una percentuale di residui di pesticidi inferiore al limite di quantificazione dello 0,000001%.
Prodotto in tre gusti intramontabili, pera, alla pesca e albicocca, questo nettare ha solo frutta di origine naturale selezionata che non contiene alcun residuo delle sostanze impiegate nella cura delle piante per la loro salubrità. I rigorosi controlli lungo l’intera filiera produttiva rappresentano l’impegno di Zuegg per un’agricoltura sostenibile e le nostre tecniche agronomiche rispettano prima di tutto l’ecosistema e salvaguardano gli insetti e le biodiversità.
Le recensioni che infatti ci piacerebbe leggere, prim’ancora delle vostre quando provate un nuovo gusto di confettura o quando bevete uno dei nostri succhi, sono quelle dell api, dei bombi e di tutti gli insetti impollinatori, se solo potessero.
Probabilmente scriverebbero delle nostre colline rigogliose, del verde incontaminato e dei meravigliosi alberi di frutta e non farebbero che elogiare l’ottimo il menù e l’accoglienza degli host che non hanno fatto mai mancare le pere, le pesche e le albicocche fresche.
La “filiera corta” è un argomento complesso, importante e delicato. Soprattutto per un’azienda come la nostra che ha le dita nella marmellata e le radici nell’agricoltura. Spesso, infatti, il concetto si confonde o si sovrappone a quello di “kilometro zero”, solitamente più legato alla ristorazione. E la confusione intorno al concetto non fa che aumentare ulteriormente.
Quindi, prima che continuiate a leggere, ve lo diciamo subito: se pensate che in questo articolo vi racconteremo splendide immagini bucoliche dove i vasetti vengono posizionati sotto gli alberi in attesa che la frutta matura ci cada dentro, è probabile che resterete abbastanza delusi. Se, invece, avete voglia di approfondire insieme a noi quella che nei decenni è diventata famosa come la “Filiera Corta di Zuegg”, alla fine dell’articolo sarete sicuramente soddisfatti.
Già in questo blog, vi abbiamo raccontato di come ci siamo impegnati sin dagli anni Ottanta per recuperare e dare valore a vecchie e nuove colture che oggi popolano la zona Taurasi e magari avrete già letto di come coltiviamo il melograno in Puglia attraverso l’acqua dei bacini idrici della provincia di Avellino. Ecco, se a questo aggiungiamo anche le pesche della Basilicata e lo storico rapporto di fiducia con alcuni produttori di arancia rossa in Sicilia, non è difficile immaginare come la nostra produzione agricola che fa capo a Luogosano, si sviluppi lungo tutto il Sud Italia. Lo stesso Oswald ha più volte raccontato che il suo sogno è quello di realizzare nel tempo il più grande frutteto del Mediterraneo.
Per essere corti mentre si lavora dall’Etna alla provincia di Avellino, c’è bisogno fondamentalmente di due cose: [tanto] metodo e [pochi] passaggi.
Coltivare la frutta secondo gli standard Zuegg non è semplice. Serve tempo, e soprattutto passione per questo mestiere. Per questo è così importante il dialogo quotidiano con gli agricoltori che partecipano ai nostri progetti. Si cresce insieme, come gli alberi.
Che si tratti dei trattorini che scendono dalle colline di Luogosano tra agosto e ottobre per portarci i fichi appena maturati o delle pesche che arrivano dalla Basilicata, chi ci consegna la frutta è anche chi ci ha lavorato per anni insieme a noi. Solo così tutte le nostre filiere riescono ad avere la stessa lunghezza anche quando la materia prima arriva da posti così diversi.
La prossima volta che aprite il frigo per bere un succo benessere al melograno, fate caso ai puntini neri nel bicchiere. Quello è il risultato dell’alta percentuale di polifenoli della nostra frutta maturata al sole della Puglia e del metodo di spremitura unico che applichiamo a Luogosano. È il risultato della filiera corta Zuegg ed è buonissimo.
Nel 1860 Maria Zuech trova il modo di conservare la marmellata per mesi e mesi all’interno di speciali ceste di vimini. Fu in quell’istante che nacque la nostra impresa di famiglia. Nel 1970 iniziamo la nostra esperienza con l’agricoltura bio. Sì, avete letto bene: nel 1970. Nel 1985 portiamo i nostri frutteti a Luogosano e non li abbiamo più spostati.
Quando si parla di frutta ci piace fare le cose a modo nostro. Da sempre.
Parliamo di decenni durante i quali le radici che abbiamo piantato in Irpinia sono diventate agricoltura, alberi, persone e infine cultura attraverso storie bellissime e che finora siamo stati colpevoli di non aver mai raccontato nel modo che meritano.
Oggi Luogosano è il centro di una filiera produttiva che ogni giorno, orgogliosamente, semina, coltiva e trasforma la nostra frutta.
Attraverso questo blog, potrete finalmente immergervi nei frutteti di Oswald Zuegg e scoprire perché ci fate sempre così tanti complimenti per la confettura di pere e quella di fichi o perché il nostro succo al melograno e quello ai mirtilli hanno quel sapore unico che li rende diversi da tutti gli altri. Ancora, entrerete in contatto con l’expertise degli agronomi Zuegg e con AgriCultura, il nostro progetto di riqualificazione dei terreni in partnership con gli agricoltori che vogliono entrare a far parte della nostra filiera. Ci saranno poi quelle mattine in cui vi sentirete un po’ romantici e avrete voglia di scaldarvi il cuore facendo colazione davanti alla foto dei nostri peschi che guardano sonnacchiosi le montagne innevate della Lucania.
Alla fine, capiterà anche quella volta che verrete qui sopra semplicemente per vedere se abbiamo aggiunto un nuovo articolo e vi chiediamo già adesso di farcelo sapere perché sarà proprio in quel momento che avremo la certezza di aver reso giustizia alla splendida realtà di Luogosano.
Anche in questo caso ci vorrà tempo per fare tutto.
Il nostro di scrivere, il vostro di leggere o di suggerire qui gli argomenti che potremmo trattare in futuro e che poi diventeranno articoli che potrete leggere su questo blog. Perché questo è un blog che parla di natura, ed è bello che possa essere ciclico come le stagioni.
Fino a oggi vi abbiamo parlato di agricoltura, frutta e confettura. Ma era tutta una scusa per arrivare a scrivere questo articolo.
Mettetevi comodi come se foste dal parrucchiere e lasciatevi raccontare la storia che dimostra definitivamente come i romanzi rosa siano quelli che più di tutti rispecchiano la vita vera.
È la storia di un triangolo amoroso, una di quelle che piacciono tanto a noi che siamo cresciuti a succhi di pera e telenovelas a casa della nonna.
Siete pronti?
No, che non siete pronti! Andate su YouTube, mettete la sigla di Beautiful e tornate a leggere ripartendo da questo punto.
Ecco, adesso siete pronti.
Siamo ad aprile e a Luogosano è appena arrivata la primavera.
Questo è il mese in cui i ciliegi e i peri si svegliano dal letargo e iniziano subito a riempirsi di fiori per farsi belli per la stagione dell’amore.
Per chi si stanno facendo belli? Per i bombi, naturalmente!
Sono loro i protagonisti della nostra storia.
Questi belli e dannati, infatti, hanno il brutto vizio di sedurre ogni singolo albero di pero e di abbandonarlo sistematicamente al proprio destino per il primo ciliegio che passa. Sì, sembra proprio quel famoso meme eppure è la natura: i bombi farebbero di tutto per il nettare dei peri, tranne rinunciare a quello dei ciliegi.
Da questo momento in poi, nel frutteto, sarà tutto un fiorire di chat silenziate piene di “Mi ami, ma quanto mi ami, mi pensi ma quanto mi pensi’, “Mi dispiace, devo andare, il mio posto è là”, “Non son degno di te, non ti merito più”, “Lui chi è? Come mai l’hai portato con te?”, “Non è colpa tua, sono io che non ti merito”, “Quanta bellezza, quanta promiscuità”.
Insomma, la natura in questo periodo ci dà uno dei suoi insegnamenti più importanti: i bombi sono tutti uguali.
Per tornare seri.
Gli agronomi – e gli agronomisti da salotto – che ci stanno leggendo avranno già capito che stiamo parlando dell’impollinazione entomofila, ovvero quella che, a differenza dell’impollinazione del vento, o anemofila, avviene attraverso l’azione degli insetti pronubi. Tutte le piante che si avvalgono di questo di processo per fruttificare, cercano in ogni modo di attrarre a sé gli insetti impollinatori e lo fanno attraverso veri e propri strumenti di seduzione, come il colore, il profumo, il nettare.
Nella nostra storia, i ciliegi vantano un nettare più dolce rispetto ad altre piante stagionali, per cui saranno sempre i primi ad attrarre i bombi e le api.
Quando, infatti, nel campo i ciliegi e i peri sono troppo adiacenti, gli impollinatori preferiranno sempre i primi, che tra tutti gli alberi di stagione hanno i fiori più succulenti. E i peri resteranno lì, abbandonati prim’ancora di essere sedotti.
Ed ecco perché in un frutteto a colture diversificate, peri e ciliegi sono sempre giudiziosamente distanziati.
Non in tutti i campi, però, si possono pianificare le coltivazioni in maniera ottimale: nelle terre ricche di biodiversità ed eterogenee come quelle dell’Irpinia, recuperate senza alterarne la morfologia, mantenere adeguatamente separate tutte le piantagioni era pressoché impossibile.
Per cui sono state necessarie alcune strategie di soccorso e l’intervento dei nostri agronomi più esperti, che, come veri consulenti sentimentali, hanno capito che la rotta della passione non è quella del cuore e che certi incontri vanno organizzati.
Quindi, hanno fatto una cosa semplice e creativa che sta alla base delle più fortunate tecniche di coltura: hanno collocato dei nidi direttamente vicino ai peri per dare loro una possibilità con il bombo e favorire l’impollinazione indotta.
Intere colonie di bombi, che per natura sono stanziali e abitudinari, si ritrovano direttamente su una pianta pronta ad accoglierli, amarli e dare presto alla luce tante piccole pere.
L’installazione dei nidi nei pressi degli alberi da frutto è una tecnica efficace e corretta, vi assicuriamo che non siamo dei combinatori di matrimoni, non vorremmo mai forzare i sentimenti, vogliamo solo dare un’occasione a due cuori che altrimenti non si incontrerebbero mai: chi l’ha detto, d’altronde, che per trovarsi servono giri immensi? Molto più spesso, l’altra metà della pera sta proprio lì, sotto i nostri occhi anche se non la vediamo subito.
Abbiamo fatto tanto per recuperare le colture tradizionali e sperimentare tecniche innovative per un’agricoltura sostenibile, tant’è che oggi riusciamo a prenderci cura dei nostri alberi di pere senza danneggiare le api e tutti gli insetti indispensabili all’equilibrio del nostro ecosistema. E così riusciamo anche a produrre quel succo di frutta straordinario, talmente buono che continua a conquistare cuori anche fuori dal frutteto.
Quello che facciamo ogni giorno, nei nostri campi, con i nostri alberi, lo facciamo per rendere Luogosano una terra dove ci sia amore per tutti e per tutti i gusti e dove si possa vivere per sempre felici e contenti.
By Chef in Camicia
Una merenda soffice e perfetta.
STEP 1.
Per prima cosa versare in una ciotola le uova, lo zucchero, la vaniglia, l’olio e il latte.
STEP 2.
Mescolare bene fino ad ottenere una crema liscia e omogenea. Aggiungere le due farine e il lievito, setacciandole bene per evitare la formazione di grumi. Potete sostituire la farina di farro con della farina integrale.
STEP 3.
Inserire un pizzico di sale fino e continuare a mescolare bene con l’aiuto delle fruste elettriche.
STEP 4.
Versare quindi il composto in una teglia quadrata dai bordi alti ben imburrata ed infarinata.
STEP 5.
Cuocere in forno statico a 160°C per 35/40 minuti.
STEP 6.
Una volta che la torta sarà raffreddata, tagliare a metà e farcire con la confettura di albicocche. Potete utilizzare la confettura che preferite.
STEP 7.
Decorare con zucchero a velo e tagliare in quadrotti a seconda della dimensione desiderata.