TUTTO EBBE INIZIO COSÌ

Antonio Albano nel 1976 aveva ventisette anni, era un agente di commercio di successo, e vendeva prodotti dolciari per un’azienda quotata. Quando racconta i suoi anni ’70, sul suo volto compare quel sorriso nostalgico, che riporta indietro le pagine del calendario, concedendosi così un ricordo pacato. Il 1976 è anche l’anno in cui su questa tela compare un neo. A causa di un incidente, è costretto ad allontanarsi per dei mesi dal suo lavoro. È da questo momento che la sua vita cambia direzione, l’azienda per la quale collabora, non lo sostiene durante l’assenza. Capisce che deve ripartire da zero; un colpo durissimo, al cuore, ma anche alle economie di casa. “Riparto da zero” è, in effetti, il titolo della storia di Antonio Albano, il fondatore di Alba Tramezzini. L’IDEA Durante una delle sue trasferte Antonio sbarca a Milano, conosce un imprenditore locale che confeziona toast sottovuoto. Coglie subito la bontà del progetto e decide quindi di immettere nel commercio tarantino i prodotti milanesi. L’entusiasmo però si spegne subito: qualcosa nel confezionamento dei toast non funziona, il prodotto non dura, si conserva male. Dopo 4-5 mesi il mercato locale gli chiude le porte, Antonio è di nuovo in ginocchio. L’imprenditore milanese, anche un po’ per riparare al danno, lo chiama a sé, lo invita a salire al Nord a lavorare con lui, ma le radici solide, non gli consentono di lasciare la propria terra e resta a Taranto. All’imprenditore di Milano chiede però un paio di ’attrezzatura da lavoro, vuole fare “materialmente” lui i panini e i toast. Affitta un locale di soli 60 metri quadrati, ci mette dentro un banco di fortuna, un piccolo forno, ed un’affettatrice. 1978 NASCE ALBA TRAMEZZINI La caparbietà di Antonio Albano gli permette di non arrendersi ma di ripartire più forte di prima. Decide che sarebbe stato lui stesso a produrre quei prodotti. Cosi inizia il suo sogno, in un laboratorio di soli 60 mq. È lui stesso, inoltre, a dar vita al primo logo aziendale, una “A” al centro di un sole che sorge nel mare ed accanto un gabbiano. È il primo logo dell’azienda “Alba”. Una visione romantica e lungimirante di quel sogno che iniziava a prender forma. ANNI ’80 INNOVAZIONE Agli inizi degli anni ‘ 80 dopo aver avviato la produzione, comincia, lentamente, ad entrare all’interno di aziende importanti e in ambienti militari. Ma la strada resta ancora in salita, perché Taranto è una città difficile e la sua attività, con questa nuova veste, non decolla. Ma la parola “arrendersi” non fa parte del vocabolario di Antonio Albano. Tramite un amico arriva a Genova e incontra un imprenditore che produce tramezzini. Apprende da lui tutto ciò che può, lo osserva, lo ascolta, carpisce i segreti. Forse è la svolta. E’ proprio agli inizi di questi anni che si trasferisce in un locale di 230 metri quadrati in via Maturi, sempre a Taranto. Ha sempre il suo marchio, ed ora, ha anche un nuovo prodotto, buono, innovativo e di qualità, il Tramezzino, di cui produce gran parte delle materie prime, dal pane alla maionese. 1985 LA SVOLTA Oltre ad essere l’unico a produrre il tramezzino in tutte le sue componenti, è il primo in Italia a confezionarlo in modo automatico , garantendo così un prodotto certificato, che sbaraglia la concorrenza. Dopo tante salite e tante delusioni, finalmente inizia la discesa. E, infatti, il mercato gli spalanca le porte. È il primo, vero, sospiro di sollievo, dopo lunghe notti passate ad impastare, affettare, a realizzare i prodotti ed a consegnarli. 1990 CRESCITA E RICONVERSIONE Dopo quasi 10 anni l’azienda si trasferisce a Talsano, borgata di Taranto, in un locale di 400 mq. Sono i primi anni ‘90, la produzione migliora e si allarga: panini, pizzette, focacce e tramezzini, tutti confezionati, ma con una onservazione breve di circa 3 giorni che ne limita la distribuzione su larga scala. Era il 1997 La scomparsa della leva obbligatoria infligge un duro colpo alla Alba Tramezzini, diventata la maggiore fornitrice degli ambienti militari. Per la prima volta Antonio pensa di mollare la presa. È qui che entra in gioco il figlio maggiore Mimmo, non ha neanche vent’anni, ma studia il settore, entra nelle specifiche del mercato e comprende che bisogna fare una nuova sperimentazione, quella della conservazione in atmosfera protetta, per realizzare un prodotto con una shelf-life maggiore e che dia la possibilità di espansione e distribuzione su nuovi mercati. L’azienda avvia una riconversione avvalendosi di nuove tecnologie innovative che permettono di conservare il prodotto anche più di un mese. Questo sarà il quid in più che darà la sferzata vincente al sogno di suo padre.