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Lettera aperta di Luca Lotterio, ceo di Restworld, al mondo Horeca

10.01.2023

Luca Lotterio, ceo di Restworld, ha diffuso una lettera aperta a imprenditori e imprenditrici del mondo Horeca, con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo della ristorazione sul lavoro nell’anno che verrà.



 

Luca Lotterio, ceo di Restworld, la piattaforma che permette l’incontro funzionale tra domanda e offerrta di lavoro, ha diffuso una lettera aperta a imprenditori e imprenditrici del mondo Horeca, con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo della ristorazione sull’anno che verrà.

Tramite la piattaforma di Restworld, chi cerca lavoro può trovare il giusto locale nel quale lavorare a contratto e i ristoratori possono selezionare le persone più giuste da aggiungere al loro team. Ed è proprio da questo osservatorio privilegiato sul mondo del lavoro nel settore Horeca che Luca Lotterio ha espresso le sue idee, per sensibilizzare sull’argomento anche in virtù dell’immagine tutt’altro che rosea con cui la ristorazione appare ultimamente nei media e nell’immaginario pubblico.

Di seguito riportiamo la lettera aperta integrale firmata da Luca Lotterio, ceo di Restworld:

Lettera aperta agli imprenditori e le imprenditrici dell’Horeca di Luca Lotterio, ceo di Restworld

Carissimi e carissime,

Urge, ora più di prima, un momento di riflessione e raccolta delle idee per far fronte ad una situazione strutturale dell’intero ecosistema lavorativo ristorativo e non solo.

Il nostro settore, come molti altri, sta subendo una delle più grandi crisi mai viste nella storia per quanto riguarda l’attrattività del lavoro di sala, bar e cucina nei confronti della popolazione.

Come abbiamo potuto osservare negli scorsi mesi, questo fenomeno, alimentato dalla pandemia, ha come conseguenza la fuga (o il non avvicinamento) di centinaia di migliaia di persone da questo settore, più in particolare dal servizio.

Questo non significa che le persone non sono più disposte a lavorare a contatto con clienti e collegh*, questo non significa che le persone non sono più disposte ad impegnarsi, a faticare, a dedicarsi alle proprie passioni per il vino, per la cucina, per il cibo.

Questo non significa che le persone non vogliono più lavorare.

Questo significa che le persone sono deluse, demotivate e sfiduciate. Sono deluse da proposte lavorative poco chiare, da contratti di lavoro un po’ in bianco e un po’ in nero, da contratti a chiamata per lavorare 5 giorni a settimana. Sono deluse dalle poche prospettive di crescita.

Sono demotivate dal lavorare in luoghi di lavoro dove non si sentono valorizzate, dove percepiscono il loro operato come un mero servizio, dove non viene riconosciuto il loro lavoro, dove non vengono ascoltate le loro necessità, dove i vitti sono rappresentati da un piatto di pasta scotto, dove gli alloggi sono delle bettole sporche e con la muffa.

Sono sfiduciate dalle esperienze passate, dai racconti dei loro amici, colleghi, dalla stampa e dalle storie di sfruttamento, nonnismo e mobbing che continuano ad esistere.

Questo succede perché, cari imprenditori e imprenditrici, tanti vostri pari hanno per anni marciato sull’onda del “se non ti va bene lavorare a queste condizioni, esci dalla porta che tanto io un’altra persona la trovo”.

E così “faccio nero perché lo stato mi mette in difficoltà”, senza mai costruire un business plan e scoprire che magari era solamente da rivedere il modello di business, o i contratti con i fornitori, oppure che si poteva accedere a crediti d’imposta o altre forme simili di incentivi.

E così “qui si lavora finché non si chiude, non ci sono orari” senza pensare che magari le persone, a differenza di voi che delle quattro mura del vostro locale avete fatto la vostra religione, hanno degli amici da vedere dopo il servizio, hanno degli esami da preparare, hanno una vita da godersi.

E così “noi lavoriamo 6 giorni su 7 con turno spezzato, mica posso mettermi a fare due brigate una per il pranzo e una per la cena”, senza pensare che le persone, lavorando in queste condizioni, dormendo 8 ore e magari spostandosi un’ora tra casa e lavoro, dovevano creare la propria esistenza, le relazioni con gli amici e con la propria famiglia in 2 ore al giorno, utilizzando il settimo giorno per riposare, giustamente.

Quando in realtà gli imprenditori e le imprenditrici in questione avrebbero potuto benissimo organizzare al meglio turni di lavoro, assumere quelle 4 persone in più con contratti flessibili – magari part-time – senza dover affrontare costi in più, ma semplicemente distribuiti tra più persone. Magari gestire delle turnazioni in modo più strutturato grazie alla tecnologia di cui ormai siamo ben dotati in questo settore e non solo.

Se hai letto fin qui, se non senti di appartenere a questa categoria, probabilmente allora sei tra quegli illuminati che hanno deciso di stare dalla parte delle persone, quelle persone che rendono possibile il successo del tuo ristorante, del tuo hotel, del tuo bar, della tua impresa.

E voglio rivolgermi proprio a voi, imprenditori e imprenditrici illuminati e illuminate.

Siete d’accordo con il fatto che vostri pari, colleghi e colleghe del settore, facciano del nero, offrano proposte lavorative infime e spesso umilianti?

Vi rendete conto che è proprio per il lavoro sommerso (creato dai vostri colleghi e colleghe) che si perdono milioni di euro al mese nelle casse dello stato con la conseguenza di rimetterci tutti e tutte?

Vi rendete conto che è proprio per le proposte lavorative infime, umilianti e stressanti che le persone vanno via da questo settore?

Vi rendete conto che, dopo aver fatto un tirocinio di alternanza scuola-lavoro in aziende rappresentate da questi imprenditori viscidi, egoisti e approfittatori, gli studenti decidono di abbandonare il settore e cercare qualcos’altro appena terminata la scuola?

Vi rendete conto che voi, imprenditori e imprenditrici illuminati e illuminate, state dedicando sudore e lacrime combattendo la vostra battaglia e facendovi carico della battaglia di tutti gli altri, mentre questi si crogiolano nel contare l’incasso nero con cui organizzeranno la prossima vacanza, si compreranno la prossima macchina oppure continueranno semplicemente a gestire un’attività malata e che continua ad ammalare l’intero settore?

Vi rendete conto che se non iniziate voi, imprenditori e imprenditrici illuminati, a puntare il dito verso chi non segue le regole, verso chi non si comporta eticamente, verso chi non valorizza le persone, allora questo sistema malato non cambierà mai?

E sapete quale sarà la conseguenza?

Che voi, per ogni virgola che sbaglierete, verrete additati come parte di questo sistema malato, perché agli occhi di chi lavora non ci sarà più distinzione in un mare di merda.

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