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Tar del Lazio: l’indicazione di origine del grano per l’etichetta della pasta è obbligatoria

13.02.2023

Il Tar del Lazio rigetta il ricorso di un gruppo di produttori che richiedevano l’eliminazione dell’indicazione di origine del grano dalle confezioni della pasta. A fine 2022 il Masaf aveva prorogato la sperimentazione dell’obbligo di indicazione in etichetta fino al 31 dicembre 2023

È stato rigettato dal Tar del Lazio il ricorso di alcune industrie del comparto della pasta nei confronti del decreto del 2017 – a fine 2022 rinnovato con una proroga – con il quale si rende obbligatoria l’indicazione in etichetta del paese di coltivazione e molitura del grano, con l’obiettivo di garantire ai consumatori informazioni complete e trasparenti e una scelta libera e consapevole nel momento dell’acquisto.
Il Tar ha smontato punto per punto i motivi del ricorso ritenendolo del tutto infondato: non ci sono, ad esempio, violazioni dei regolamenti europei né “vizi sostanziali per sviamento dell’interesse pubblico”.

Lo scorso 23 dicembre, come anticipato, il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste aveva comunicato la proroga fino al 31 dicembre dell’obbligo di indicazione in etichetta della provenienza della materia prima non solo per la pasta, ma anche per riso, pomodoro, carni suine trasformate, latte e prodotti lattiero-caseari. Le scelte della politica nazionale, d’altronde, vanno sempre più nella direzione della trasparenza in etichetta, sempre con al fine di assicurare qualità ai consumatori e valorizzare i prodotti nostrani; la risposta del Tar sembra continuare in questa direzione di tutela su più fronti.

Un nulla di fatto quindi per le aziende, che dovranno continuare a rispettare le regole attualmente vigenti per le etichette, ovvero: se le confezioni di pasta secca vengono prodotte in Italia devono indicare il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: paesi Ue, paesi Non Ue, paesi Ue e Non Ue. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si può usare la dicitura: “Italia e altri Paesi Ue e/o non Ue.

Soddisfazione da parte di Coldiretti, che da tempo porta avanti una battaglia per la trasparenza in etichetta: “L’Italia, che è leader europeo nella qualità, ha infatti il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari dell’Ue poiché in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della tracciabilità con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, venendo incontro alle richieste dei consumatori italiani ed europei”.

A fine anno, allo scadere della proroga, bisognerà capire quale sarà la decisione del Governo: non è difficile pensare che l’obbligo resterà tale data anche la direzione presa da molte industrie alimentari e del beverage che tengono sempre più a tenere informati quanto più possibili i consumatori sull’origine dei prodotti e sulla loro qualità.

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