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Gdo, cresce l’interesse del mercato Halal: il caso del Germoglio

07.07.2022

C’è un mercato sempre meno di nicchia, che potenzialmente potrebbe muovere un giro d’affari di ben 7 miliardi di euro, ma verso il quale la GDO è ancora in fase embrionale di attenzione. È il mercato dei prodotti certificati Halal, che – nonostante l’incremento della presenza di persone di fede musulmana nel nostro Paese (oltre 2 milioni) – sugli scaffali stentano a essere individuati e promossi come tali. Certificare Halal i propri prodotti significa garantire ai consumatori l’assenza di ingredienti non permessi dalla religione islamica: sul fronte del pane, ad esempio, il Germoglio di Lazise (VR) è uno dei pochi panifici strutturati che, dopo essersi fatto strada nel mondo dello street food, ora intende rafforzare la propria presenza nella Gdo.

Ma mentre nel campo del kebab la filiera è generalmente garantita dal fatto che i grandi distributori che forniscono la carne rispettano la normativa italiana – tra le più severe al mondo – nel nostro Paese non si assiste a un parallelo aumento delle forniture nella GDO. E dire che tutto il mondo legato alla ristorazione collettiva (ospedali, mense, ecc..) possono avere esigenze di questo tipo: al di là delle caratteristiche organolettiche e qualitative del prodotto, infatti, viene posta molta attenzione sulla certificazione, quale garanzia di qualità e rispetto dei dettami religiosi, dal momento che le rigide ispezioni riguardano sia il rispetto delle regole sui posti di lavoro sia delle lavorazioni in sé.

Insomma, c’è un mercato che chiede la possibilità di reperire prodotti Halal di qualità anche nella GDO e non solo nelle catene discount. Nel primo caso l’offerta è ancora minima, ma è in crescita grazie ad alcune aziende italiane certificate che hanno fatto la scelta di inserire il logo halal in tutte le confezioni, anche quelle destinate al mercato italiano. Ma vi è molto lavoro ancora da fare per far capire che esistono prodotti Halal di qualità accessibili a tutti i consumatori, anche non di fede musulmana. “Da parte dei supermercati – conferma Remo Uberti del Germoglio – vorremmo un approccio simile a quello che avviene per il mondo dei celiaci, dei vegani, ecc… Anche sui volantini, ad esempio, non compare mai la dicitura Halal.”.

A supporto delle istanze di aziende come il Germoglio ci sono i dati dell’Ente Italiano per la Certificazione Islamica, che conferma come in questo ambito il potenziale sia ancora tutto da sviluppare: “Negli ultimi anni è emerso un aumento di interesse nella popolazione islamica verso prodotti italiani certificati halal – spiega Halal Italia – mentre fino a qualche anno fa la domanda riguardava soprattutto le carni o prodotti a base di carne secondo ricette etniche, per la maggior parte importati dall’estero e venduti nelle macellerie islamiche. Oggi, le nuove generazioni di musulmani si orientano volentieri verso prodotti di qualità e gusto italiano”.

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