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Il Salento scommette sugli Underwater Wines

31.03.2023

Anche la Puglia punta sugli Underwater Wines, pronta a partire la prima sperimentazione di affinamento subaqueo in Salento, nell’Area marina protetta di Porto Cesareo.


Negli ultimi anni nel nostro paese sta crescendo sensibilmente l’attenzione verso nuove tecniche di affinamento che vedono nel mare la cantina del futuro, alternativa e sostenibile.

Di progetti sugli Underwater Wines, i vini che “si elevano” nelle profondità marine, se ne sente sempre più spesso parlare e si stanno imponendo sulla scena enoica del Belpaese conquistando uno dopo l’altro territori vitivinicoli distinti e distanti ma con un fattore in comune: la presenza di uno specchio d’acqua capace non solo di influenzare la vita delle vigne e la qualità del loro frutto, ma anche di accoglierne il prezioso nettare per garantirne l’evoluzione in modo singolare e soprattutto rispettoso dell’ambiente.

L’ultima iniziativa in tal senso è di matrice salentina ed è pronta ad entrare nel vivo dell’operatività. Il cuore del progetto è Porto Cesareo con la sua grande area marina protetta dove a breve saranno depositate, in via sperimentale, 2 ceste contenenti bottiglie destinate ad affinare nelle profondità dello Jonio.

A muovere le acque, è il caso di dirlo, la proposta di una nota cantina vitivinicola locale. Accolta con entusiasmo dalla giunta comunale, è stata recepita in una prospettiva di allargamento anche ad altre realtà che volessero avanzare la stessa richiesta.

Aprirsi a tutte le aziende del territorio ha reso necessaria una specifica regolamentazione per garantire una gestione ottimale del progetto. Chi volesse partecipare avrà infatti la possibilità di immergere al massimo due ceste identificabili con targhette che riportino il nome della cantina e le bottiglie dovranno contenere la dicitura “affinata nell’area marina protetta di Porto Cesareo”.

La concessione demaniale, in via sperimentale, potrà avere una durata limitata di un anno, le ceste potranno essere posizionate solo in una specifica zona dell’Area Marina Protetta e previo parere del consorzio, o al di fuori delle aree destinate alle attività portuali e previo parere della Capitaneria di porto di Gallipoli.

Se è vero che il futuro dei territori, la crescita del loro potere attrattivo come meta enoturistica, passa attraverso una valorizzazione sistemica e integrata delle loro risorse, si comprende come una delle aree marine protette più importanti d’Europa abbia scelto di aprirsi ad un progetto in chiave enoica e soprattutto sostenibile.

Il cantinamento in mare favorisce infatti il risparmio energetico creando un ambiente naturalmente refrigerato per le bottiglie, dove non esistono esigenze di regolazione della temperatura e dell’umidità, né di isolamento termico, con una riduzione dell’impatto in termini di investimenti energetici e logistici considerevole. Certo i costi per le operazioni di immersione, la manutenzione e il coordinamento di tutte le attività correlate sono considerevoli, ma sembrano non spaventare chi vuole davvero invertire la rotta e contenere l’impronta carbonica.

Per non parlare degli effetti che questo tipo di affinamento garantirebbe alla qualità dei vini. Il processo osmotico e micro ossigenante dell’affinamento subacqueo favorirebbe la longevità e a contribuire al risultato sarebbero gli abissi con le relative caratteristiche ambientali: l’assenza di luce che metterebbe al riparo dalle fasi lunari, il microclima con una temperatura costante, il flusso delle correnti marine a cullare il vino e le sue molecole con un remuage costante e naturale.

Tutti aspetti che destano grande curiosità per gli appassionati, sempre alla ricerca di destinazioni che abbiano in serbo nuove esperienze da vivere, motivo per il quale il mosaico degli Underwater Wine Italiani si appresta ad aggiungere il nuovo tassello della Puglia.

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