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Roma DOCet: il vino raccontato ai giovani per promuovere un consumo consapevole

23.12.2022

Roma DOCet è il progetto del Consorzio Roma DOC rivolto ai giovani e finalizzato a promuovere un approccio culturale al mondo del vino nonché un consumo consapevole


 

Raccontare il vino ai giovani. E farlo approfondendo tematiche storiche, sociali e culturali allo scopo di promuovere un consumo basato sulla conoscenza e sulla consapevolezza: potrebbe riassumersi così il progetto Roma DOCet che caratterizzerà diversi appuntamenti del calendario 2023 messo a punto dal Consorzio di Tutela Vini Roma DOC e che ha avuto il suo battesimo “accademico” in una sede prestigiosa come l’Aula Moscati dell’Università di Roma Tor Vergata, Macroarea di Lettere e Filosofia. Dove, di fronte a una platea numerosa composta non solo da studenti ma anche da docenti, giornalisti e addetti ai lavori, si è tenuta la tavola rotonda “Dalla Roma Caput Vini alla Roma DOC”, un viaggio attraverso i millenni durante il quale è emerso il ruolo fondamentale che il vino ha sempre avuto nella storia di Roma.

A introdurre gli studenti in questo affascinante percorso il Professore Ernesto di Renzo, docente di Antropologia del Gusto, che ha illustrato le diverse fasi che hanno caratterizzato il binomio vino-Urbe da sempre.“Per il nostro ateneo è un piacere confermare il legame che si è venuto a creare con il Consorzio Roma DOC – ha spiegato Di Renzo – che ci offre tra l’altro l’opportunità di fornire esperienze dirette ai nostri studenti, in particolare a coloro che frequentano il Corso di Laurea in Scienze del Turismo e di Turismo Enogastronomico. Spiegare loro i mille significati che il vino ha nella storia dell’uomo non è soltanto utile materiale di studio ma anche un indispensabile viatico per un consumo consapevole del vino stesso”.

L’incontro, moderato da Stefano Carboni, docente del Corso Sociologia dei Comportamenti e dei Consumi Alimentari, ha visto intervenire Sabrina Alfonsi (Assessore Agricoltura e Ambiente del Comune di Roma), Claudio Di Giovannantonio (Arsial), Michela Irione (Vini Buoni d’Italia) e Tullio Galassini (Presidente Consorzio Roma DOC).
“La mission principale di un Consorzio – ha sottolineato proprio Galassini – è quella di promuovere le etichette del proprio territorio, effettuare dei controlli, operare nella comunicazione. Ma quando si porta in giro un nome come Roma, viene spontaneo muoversi anche su altri sentieri. Quello dell’educazione e della narrazione del vino come trait d’union tra storia, cultura e sociale, rappresenta per tutti noi un quid plus irrinunciabile. La partnership con Tor Vergata ci consente di avere un contatto diretto con i giovani, cosa che riteniamo fondamentale per il nostro progetto Roma DOCet. Un progetto che si svilupperà nei prossimi anni e per il quale sappiamo di poter contare sulla necessaria collaborazione delle istituzioni”.

E proprio sul ruolo delle istituzioni e sulle opportunità da non perdere è intervenuta l’Assessore Alfonsi che ha ribadito come puntare su una proposta vino-prodotti-cucina rappresenti per il Comune di Roma un must irrinunciabile, il driver per un turismo sempre più qualitativo e con permanenze medie degne della Città Eterna.
Che Roma DOC abbia le carte in regola per diventare uno dei biglietti da visita più rappresentativi della Capitale è stato confermato anche nell’intervento di Claudio Di Giovannantonio, dirigente ARSIAL che ha rivolto ai molti studenti presenti un appello nell’investire, in termini di impegno, proprio sul settore legato al turismo enogastronomico che richiede, sempre più, forze fresche e professionalità con un alto grado di specializzazione.
“Nel mio locale abbiamo un’ampissima proposta di etichette regionali – ha approfondito Michela Irione, responsabile per il Lazio per la guida Vini Buoni d’Italia e proprietaria del neonato ristorante “Porchetta e Bollicine’’ – ma sono dell’avviso che il mondo della ristorazione capitolina in questo senso possa e debba ancora dare molto. È paradossale che molti locali non abbiano in carta nemmeno un vino del territorio soprattutto se si tiene conto della qualità media ormai raggiunta dai vini laziali”.

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